L’Arte della Memoria. Una collezione “magnetica” - Calamita n. 2

Madonna con Bambino
1879, dipinto in smalto su lava (basaltina)
Filippo Severati, pittore (Roma 4 aprile 1819 – 14 agosto 1892)
In Tomba Rognetta
Ingresso Monumentale, parete esterna del Quadriportico, lato destro

Il pittore Filippo Severati (Roma 1819-1892) è autore nel Cimitero Monumentale Verano di oltre centocinquanta ritratti eseguiti con una speciale tecnica ceramica, per la maggior parte ancora esistenti e in buono stato di conservazione. Si tratta di opere realizzate con una tecnica innovativa il cui brevetto "sulla pittura a fuoco su supporto di porcellana e lava vulcanica" è ancora conservato presso l'Archivio di Stato. Tutte queste opere sono firmate, datate e segnate da un numero progressivo.

L'unica opera religiosa dell'artista presente al Verano su un sepolcro all’aperto è quella della tomba Rognetta, tratta liberamente dalla “Madonna della Seggiola” di Raffaello, di cui Severati fu abile copista. Infatti, il pittore e disegnatore, accademico di San Luca e allievo di Tommaso Minardi, partecipò a una campagna di traduzione in grande formato dei dipinti raffaelleschi nelle Stanze Vaticane. Severati fu prescelto dalla stessa commissione della Calcografia per la sua capacità di riprodurre i minimi dettagli e di cogliere appieno lo stile del maestro urbinate. I disegni dal vero, conservati ancora oggi all'Istituto Nazionale della Grafica, sono databili fra il 1852 e il 1864 e riproducono in copia “L'incontro di Attila e Leone Magno”, “Il monte Parnaso”, “San Pietro in carcere” e “La Scuola di Atene”. 

La sua attività di pittore si svolse principalmente al Verano. La tecnica esecutiva dei suoi ritratti è definita dallo stesso Severati "in smalto su lava". Il supporto di origine vulcanica (probabilmente la "basaltina" proveniente dalla zona di Viterbo) era preparato con una stesura bianca di un certo spessore contenente ossidi di stagno, come era tipico nei rivestimenti ceramici, con lo scopo di fornire alla base argillosa un fondo coprente per la pittura; tale stesura viene utilizzata talvolta a risparmio per le campiture bianche. Su questo fondo venivano poi stesi i colori, anch'essi a base di ossidi, in grado di fondere durante la cottura assumendo una colorazione stabile. Il supporto con i diversi colori, stesi in fasi successive, veniva posto in un contenitore di materiale refrattario in un forno a carbone o legna e, con successive cotture a temperatura sempre minore, portava alla finitura.

Il procedimento adottato dal Severati è paragonabile a quello della ceramica, con conseguenti caratteristiche di resistenza e durevolezza che hanno consentito l'esposizione della maggior parte delle sue opere in ambiente esterno senza subire particolari danni. Il primo dipinto eseguito in smalto su lava risale al 1863, ed è l'autoritratto sulla tomba Severati (Altopiano Pincetto, riquadro 94) che raffigura l'artista con la tavolozza accanto al ritratto dei genitori. Alla base si trova l'iscrizione: "Primo ritratto eseguito in Roma in smalto sopra lava. Tal genere di pittura è utile per la durata, si può unire alla scultura”.

Le realizzazioni del Severati hanno saputo tramandare non solo le effigi delle persone ritratte con una vivezza straordinaria, ma anche i segni di un periodo storico, di un ambiente sociale, attraverso i piccoli dettagli dei vestiti o dei gioielli, segno inequivocabile dei tempi. Nella tomba di Maria Mucci (Altopiano Pincetto, terrazza della scalinata) è l'autore stesso a lodare il metodo pittorico. Il ritratto della donna porta infatti la scritta: "Spero di vedere principiata la riproduzione dei classici dipinti e la storia Patria, con questa pittura inalterabile. Così si eternano le glorie mondiali dell'Italia. Fra le più utili e meravigliose scoperte del nostro secolo, si può annoverare anche questa pittura".